Quante volte ci siamo trovati a discutere con i nostri interlocutori e a non arrivare mai al dunque? Frasi come "Ora ti dico come è..." oppure "Ti dimostro..." aprono un contenzioso e trasmettono il messaggio che noi siamo più in gamba di loro. E' come tirargli un pugno allo stomaco e poi pretendere che ci ascoltino, che passino dalla nostra parte.
Stiamo attaccando la sua intelligenza, il suo modo di vedere il mondo, di elaborarlo, stiamo sabotando la sua autostima. A volte non è nemmeno necessario parlare, è sufficiente uno sguardo, un gesto, un tono di voce differente.
Ci comportiamo così perché siamo certi della nostra posizione, siamo sicuri di non sbagliare e gli altri devono adeguarsi alla nostra opinione.
Ma siamo poi così sicuri di possedere queste certezze? Di sapere veramente come vanno le cose? La risposta è no, noi abbiamo la percezione della certezza, non la certezza. Se avessimo soltanto la certezza di non sbagliare al 55% saremmo gli uomini più ricchi del mondo, potremmo giocare in borsa e guadagnare milioni di euro.
E allora perché attaccare gli altri, anzichè ascoltare il loro punto di vista e cercare un punto di incontro?
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